giovedì 25 aprile 2019

Suzanne Jävlas, la anti-anti-Greta con soluzioni ancora più estreme

Suzanne Jävlas, 16 anni e mezzo
Poco più di 16 anni, un viso pulito e le idee molto chiare. Con Greta Thunberg condivide la nazionalità, i capelli biondi, la passione per l'attivismo e per le sorti del pianeta, ma non certo le soluzioni.
Se con il fenomeno di Greta stiamo assistendo a un delirio di faziosità e contro-fasiozità sui temi ambientalisti, con la comparsa anche di Izabella Nilsson, la bandiera dei sovranisti e negazionisti del climate change, il dibattito pare destinato non ad esaurirsi, ma anzi arricchirsi di nuove voci.
Quello che però non ci saremmo mai aspettati è la nascita di una terza posizione, che vuole incunearsi tra i due litiganti.

Abbiamo incontrato Suzanne a Vizzolo Predabissi, in provincia di Milano, dove è arrivata per partecipare a una conferenza organizzata dalla sede locale NWO intitolata "Estinzione umana: possibile soluzione?".
Ecco cosa ci ha detto a margine della - applauditissima - conferenza.

Ciao Suzanne, grazie per averci concesso questa intervista


Grazie a voi. E' la prima volta che vengo in Italia. Un paese meraviglioso!


Suzanne, è giusto dire che come Greta tu ami il Pianeta e la Natura?


Certamente. Ed è molto triste constatare che l'essere umano è il cancro che sta distruggendo tutto. 


Tu, Greta, Izabella... tutte adolescenti. C'è chi dice che la vostra immagine sia tutta una questione di marketing decisa a tavolino.


Beh, è ovvio che chi si attiva e si impegna riceva sempre le critiche di chi preferisce stare sul divano a fare niente. Ma a me non interessano le critiche, io ho delle idee da portare avanti.


Ecco, le tue idee. Lasciaci dire che quello che sostieni è piuttosto sorprendente. L'abbiamo definita una "terza via", ma quando si dice una cosa del genere ci si aspetta sempre qualcosa di "medio", di pesato, una sorta di "compromesso", mentre la tua "terza via" non sembra proprio una cosa del genere. Ce la vuoi spiegare in poche parole?


E' molto semplice. Gli esseri umani sono una specie parassitaria che sta distruggendo il Pianeta. Anzi, è l'unica specie conosciuta che tende a distruggere il proprio habitat, mettendo a rischio la propria stessa sopravvivenza. Uno degli organizzatori del convegno mi ha spiegato che avete questo comico, Tafazzi, che si tira delle bottigliate sugli attributi...


...sì, è un personaggio comico creato in televisione molti anni fa, ed effettivamente da allora è una metafora del farsi del male da soli...


...ecco, il punto è proprio qui: la nostra estinzione è molto più vicina di quanto non lo sia la distruzione del Pianeta, che avverrà tra 5 miliardi di anni, quando il Sole esploderà. Perché allungare la nostra agonia e quella del Pianeta, quando possiamo invece accelerarla?


Spiegati meglio.


Consumando meno, mangiando vegano, abolendo la plastica, possiamo tirare avanti ancora per quanto? Due, trecento anni? Durante i quali magari avremo l'aria un po' più pulita, il nostro giardinetto un po' più verde, ma non cesseremmo di essere una minaccia per l'ecosistema del Pianeta. La soluzione più rapida e indolore è quella di togliere l'uomo dall'equazione, lasciando finalmente libero il Pianeta di guarire.


Intendi, quindi, accelerare l'estinzione umana?


Esatto. Inquiniamo di più. Intossichiamoci. Andiamocene come un fuoco d'artificio!
Quando l'ultimo essere umano sulla terra sarà morto, il Pianeta ci metterà meno di 10 anni a tornare un paradiso naturale. Certo, ci sarà ancora un bel po' di plastica che finirà nella dieta dei pesci per qualche centinaio di anni ma...



... ma non ci sarà nessun cliente di sushi bar milanese a rompere i coglioni per quello che sta mangiando.


Precisamente! Vedi, il problema  è che nessuno vuole ammettere di fare parte del problema. I negazionisti del climate change non vogliono abbandonare le proprie abitudini. Gli ambientalisti sono solo interessati ad avere il proprio orticello pulito, per il resto della loro vita. Nessuno chiede al Pianeta cosa realmente voglia, e secondo noi il Pianeta vuole solo una cosa: che l'umanità si estingua, per poter tornare a respirare.


Cosa ci vuole per raggiungere questo traguardo?


Bisogna adottare soluzioni drastiche. Per esempio, nella cittadina nella quale sono nata e dalla quale ho fatto partire la mia campagna, Venedig, stiamo costruendo una centrale elettrica a pannelli solari.


Pannelli solari? Immaginavo qualcosa tipo il carbone.


No, il carbone ha un'impronta troppo bassa. In questa centrale bruciamo pannelli solari per produrre energia!


Geniale.


Esatto, così possiamo moltiplicare l'impronta ecologica del pannello solare, che deve essere costruito con grande impiego di risorse, carbonizzandolo per produrre energia ad altissimo impatto ambientale. E poi abbiamo un grande progetto per delle nuove pale eoliche in Danimarca, alimentate da una centrale nucleare per farle andare più forte. Quando si spaccano, le bruciamo. Tra l'altro l'energia prodotta non la allacciamo alla rete elettrica, ma la facciamo finire nel nulla.


Beh, Suzanne, pare che tu abbia davvero le idee molto chiare.


Ma siamo solo all'inizio... della fine, ehehe (ridacchia). Tutti dobbiamo impegnarci per rendere il più possibile un inferno gli ultimi anni dell'uomo sulla terra. In questo i governi sovranisti di Lega e Cinquestelle qui in Italia e il governo Trump ci stanno dando indirettamente una grande mano. 


Ecco, quindi si può dire che la vostra posizione sia più vicina a quella di questi governi?


Il problema non è ora. Ma quando si renderanno conto che stanno andando a finire in un baratro. Avranno il coraggio di andare fino in fondo, oppure cercheranno di fare marcia indietro? Loro negano che l'uomo sia responsabile del disastro ambientale, ma lo fanno solo perché non vogliono adottare politiche che siano oltre il loro naso. Sanno che nel tempo della loro vita probabilmente potranno continuare a vivere fregandosene delle generazioni future, quindi pensano solo al "qui" e "ora".
Invece dovrebbero prendere posizione e gridare insieme a noi: "FUTURO PER IL PIANETA! MORTE ALL'UMANITA'!"



Suzanne, grazie mille per averci concesso questa intervista e buona fortuna.


Muori anche te.




martedì 11 settembre 2012

Sceneggiature rifiutate

Ecco un elenco di idee di sceneggiature e soggetti che mi sono stati - inspiegabilmente - respinti.








Matrixoska

Svegliati, compagno Nijov.

Il rumore della macchina da scrivere mi svegliò, il collo indolenzito da un brutto sonno sulla scrivania. Sul foglio, quella scritta.

Svegliati, compagno Nijov.

L'avevo scritto io nel sonno? Ispezionai la casa, ma non c'era nessuno. Sentii battere alla macchina e corsi in soggiorno, stavolta era vero. Ma arrivato alla scrivania, c'era solo una seconda frase.

Segui il Biancompagno.
-----------------------------------------------------------------

Dr. Zivago e Mr. T

Storia di un medico russo campione di boxe, che incontra un pugile americano, gli dice "Ti spiezzo in due" ma viene sconfitto.
Allora si inietta del ritmo nel sangue, diventa Mr. T, va indietro nel tempo, incontra l'americano, gli dice "Modaffàkka" e vince il titolo mondiale.

-----------------------------------------------------------------

Brokeback Cinderella 

C'era una volta un principe azzurro tenuto prigioniero da una feroce principessa.
Drago: - Ti salverò!
Principe: - Grazie, bocca infuocata.
-----------------------------------------------------------------

TUHAIL'AIZ

Biotta - Eduard, chucciami il collo

Eduard - Biotta, sai ke nn posso, sono un vampupo mannaro e potrei vulnerarti

Biotta - Cioè kome parli stampato, Eduard

Eduard - Xché ho ciento anni anke se li porto bene visto ke uso oil of olaz.

Biotta - L'altra sera quando mi ha presa tre metri sottosopra per me è stata la prima volta...

Eduard - Anche per me, in ciento anni, infatti scusa se sono venuto subito ma ero troppo eccitato e poi ero stressato e solitamente sono un toro ma c'era la luna ciccia e i vampupi mannari con la luna ciccia durano poco...

Biotta - Eduard, devo dirti una cosa, non avevo finito la frase. È stata la prima volta senza protezioni e io sono affetta da immunoscemenza trendy

Eduard - Non kapisko...

Il manifesto è opera dell'esimio John Sebastian Moran

-----------------------------------------------------------------

Terminucci

Futuro. Guerra.
Le multinazionali della moda hanno preso completamente il potere.
Oramai scarpe cyborg e modelli robotici progettati da supercomputer metrosessuali sterminano tutti gli esseri umani che non vogliano indossare cose scomodissime, ridicole, con le spalle strette ma trendy.
Ma c'è un uomo, a capo della resistenza umana: il rag. Giovanni Connorini.
Egli guida le truppe umane indossando abiti obsoleti e mettendosi addosso anche colori come il blu e il nero insieme.
La resistenza è più forte e fiduciosa che mai, quando i trendycomputer progettano un cyborg indistruttibile: TERMINUCCI.
Spedendolo indietro nel tempo, cercheranno di far diventare il rag. Giovanni Connorini una persona che ama travestirsi da cocktail caraibico.
Ma anche la resistenza umana ha mandato indietro nel tempo un uomo coraggioso, che avrà il compito di proteggere il futuro capo della resistenza: Alfonso la Bestia, un rozzo essere in grado di recitare il canto sesto della Divina Commedia ruttando, un uomo impermeabile a qualsiasi tendenza e che usa l'iphone come calzascarpe.
Riusciranno gli umani a salvare il giovane Giovanni Connorini da Terminucci?
-----------------------------------------------------------------

L'insostenibile leggerezza dell'essere venuto dallo spazio profondo.

Un dramma fantascientifico dove il protagonista comunica attraverso i borborigmi, ma dato che non lo capisce nessuno, blasta l'umanità con un disgregatore laser a doppio carburatore.
-----------------------------------------------------------------

Bruce Willis de Bergérac
(estratto)

Atto III - Piazza con Balcone

CRISTIANO: Bruce Willis, aiutami a conquistare Rossana.

BRUCE WILLIS: Ok.

[...]

BRUCE WILLIS: Parlavamo di un bacio…

ROSSANA: No…

BRUCE WILLIS: Sì, è dolce la parola.

ROSSANA: Tacete

BRUCE WILLIS [brandendo un lancia turbomissili]: Cos'è un bacio? Un punto rosa acceso sulla "i" di "Yppiaiè grandissimi figli di Rossana!"

[tutto esplode]

giovedì 6 settembre 2012

I Mercenari 2 - Oltre l'abisso dell'ignoranza


Dopo I Mercenari, pensavo fosse difficile creare qualcosa di ancora più ignorante, eppure mi rendo conto di aver sottovalutato Stallone & Co.
La cronaca della serata inizia con me e Marco che arriviamo davanti al cinema Odeon di Milano. Spettacolo alle 19.55, arriviamo alle 19.30 e c'è una fila che arriva fino fuori.
Sullo schermo leggiamo: I Mercenari 2 - Posti liberi 44 - Sala 8.
La sala 8 è un corridoio con delle poltrone e uno schermo grande come un francobollo.
Per intenderci, eccola:
Mi scuso per la qualità dell'immagine, ma avevo già visto un primo tempo traumatizzante.
Quindi le nostre speranze erano ridotte al lumicino. Con tutta questa coda, non ce la faremo mai.
Ma l'attitudine nerd al rischio e all'esplorazione ci sono state d'aiuto. Ignoriamo la coda alle casse ed entriamo nel cinema, dove notiamo delle macchinette.
Chiediamo a un cinno del posto: ma lì è per ritirare i biglietti se uno ha prenotato via internet?
Cinno: - No, anche per fare i biglietti normali, ma solo se hai la carta di credito.
Io e Marco ci guardiamo, guardiamo la fila di gente che arriva in strada, guardiamo le macchinette vuote, ci riguardiamo e allarghiamo le braccia: come accade in autostrada dove ci sono code chilometriche ai caselli dei contanti e i viacard vuoti, ci domandiamo - ciascuno dentro di sé - perché la gente sia così stupidamente refrattaria all'uso delle carte per pagare.
Tanto la commissione la paga l'esercente. Mah.
Ci avviciniamo alla macchinetta e in due secondi abbiamo scelto e acquistato i posti.
Qualche persona priva di logica, in quella fila, probabilmente non vedrà il film.
Propongo anche di andare fuori con i biglietti attaccati in fronte a sbeffeggiare la gente in coda, dicendo: "Mioddio riusciremo a vedere il film con tutta questa coda? La sala è anche piccola! Ah destino infame!", ma c'è poco tempo e quindi mi avvicino al bancone del bar e dico:
- Poppicò piccoli e Sprài media.
La tizia prende una cisterna di cartone. Al che io le dico:
- Wàddafàkka. Scusi, ho detto "Poppicò PICCOLI".
Tipa: - Questa E' la confezione piccola.
Io: - Ficko.
Firmo quattro cambiali e lascio in pegno un lontano parente e ci avviamo verso il corridoio con lo schermo.
Prima dell'inizio del film, a sala quasi piena, vediamo ragazzo e ragazza in pena, mentre cercano i posti osservando le file. Mi ronzano intorno. Come al solito penso: ora mi dicono che il mio posto è loro e sarò costretto a ucciderli.
Tipo: - Scusa, O 5 e O 6, sono nostri.
Marco: - Ecco i nostri biglietti: O 5 e 6.
Tipa: - Ma questa che sala è?
Io: - La 8.
La Tipa guarda nervosamente i biglietti, la loro è la sala 7. Si avvia impettita verso l'uscita. Il Tipo mi chiede:
- ma qui che film danno?
Io: - I Mercenari Due.
Il Tipo ha rincorso la Tipa - giuro - implorando "Amore, aspetta, restiamo a guardare questo...".
Mentre i lamenti patetici dello zerbino si perdevano fuori dalla sala, scendono le luci e inizia il film.
Ecco alcune considerazioni:

- Il numero di morti spappolati dai proiettili o dalle esplosioni, supera di gran lunga la somma dei morti delle saghe "action" dei tre attori principali (Stallone, Schwarzy, Willis). Ecco i dati precisi:

Stallone
-- Rambo: 1 persona, 3 cani, 1 cinghiale
-- Rambo 2: 67 persone e 1 pollo
-- Rambo 3: 130 persone e 2 cavalli
-- Rambo 4: 6 persone prima dei titoli di testa, altre 285 dopo, 3 pesci e 4 cani
Schwarzy
-- Terminator: 37 persone, 1 Terminator
-- Terminator 2: 21 persone, 2 Terminator
-- Commando: 88 persone (anche se non è una saga, ne ha lo spessore)
Willis
-- Die Hard: 23 persone
-- Die Hard 2: 265 persone
-- Die Hard 3: 26 persone
-- Die Hard 4: 41 persone

Ovviamente conto solo i film nei quali hanno partecipato, perché ricordiamo, per dovere di coronaca, che sommando anche i Terminator senza Schwary, il numero di morti totale della saga supera i tre miliardi (precisamente tremiliardicinquecentomilacentoquarantaquattro).

- La battuta più di spessore filosofico è di Stallone: "Mi chiedo perché chi merita di vivere muore, e chi merita di morire, vive. Mi chiedo quale sia il messaggio." (notare che i congiuntivi giusti li ho messi io perché anche nel doppiaggio italiano li avevano sbagliati.)

- Quando è entrato Chuck Norris, la sala ha applaudito. Giuro.

- Chick Norris si fa un "fact" da solo. (sublime) *

- A un certo punto Schwarzy dice "Sono tornato" e sotto si sente il "tum tu tum tu tum tum" della colonna sonora ti Terminator.

Le altre cose le lascio a voi, se avrete lo spirito ignorantemente adatto per andare a vederlo.

La sintesi è: questo film è il primo "meme"** su pellicola. Dall'inizio alla fine.

E ora un minuto di silenzio per il tizio azzerbinato che aveva sbagliato sala con la tizia e che probabilmente è stato trascinato a vedere qualcosa di patuffoloso.
Uscendo dalla sala, ci è parso di sentirne ancora il guaito lontano.

Voti:


Cassiera: non pervenuta.
Biglietteria automatica: ***** e 1/2 (eccellente)
Umanità in coda: * (sconsolante)
Poppicò: ************ (non oso immaginare il bidone GRANDE)
Spràit: * e 1/2 (calda e con la chiusura di plastica non a tenuta stagna)
Tipo che guaisce lontano: ***** e 1/2 (vai, vai al cinema con la tipina, tra poco esce pure il concerto al cinema di Katy Perry)

Note:
* per la definizione di "Chuck norris facts", clicca: CLICCA
** per la definizione di "meme" cliccare qui: QUI <--- qui -------- laggiù.

Linkografia:
Leggetevi anche la pregevole recensione su Nuovo Cinema Delirio.

mercoledì 5 settembre 2012

Start-up

Dalla Guida Galattica per Internauti

La moda terrestre di inizio millennio ha introdotto molti termini volti ad aggiungere ficaggine a cose normalissime. È così che preso un amministratore delegato e rinominatolo CEO (sìo), un direttore finanziario e rinominatolo CFO (sìeffò) e un responsabile informatico detto CIO (sìaiò), si fondava una nuova azienda e la si chiamava STARTUP. È stato infatti notato che dopo l'introduzione di questi termini, qualsiasi azienda che si dicesse "appena nata", suscitasse ilarità e sberleffi, mentre con l'etichetta STARTUP, essa guadagnasse invece stima, referenze e un alone di magico mistero. È per questo che si arrivarono a enumerare startup anche vecchie di 10 o 15 anni continuamente intente a fare presentazioni, brochure e stravaganti biglietti da visita.
Questa pratica patetica finì fortunatamente in coincidenza dell'estinzione del genere umano a causa di mancanza di società normali che avessero il solo banale scopo di produrre beni e servizi.

La fattona dei denti

Da piccolo, tra i vari dossier del mio archivio segreto (il quaderno con la copertina di paperoga), ce n'era uno molto corposo sulla pervertita in questione.
L'ipotesi iniziale della mia inchiesta era che la fatina dei denti fosse semplicemente una collezionista di dentini da latte molto facoltosa e piena di soldini da spendere. Ma la cosa era molto più complessa.
I fatti con

sistevano in questo: cade il dentino, lo metti nel piattino vicino al letto, trovi il soldino appena sveglio.
La cosa non poteva bastarmi, avevo troppe domande: cosa se ne fa dei dentini? Dove prende tutti i suoi soldini? Perché solo i denti da latte e non quelli dei nonni?
Quindi una notte finsi di dormire e vidi: i genitori mettevano il soldino e prendevano il dentino.
 
Che sciocco, pensai: era da tempo che tenevo sotto osservazione la Gilda dei Genitori. La mia ipotesi preponderante è che i Genitori fossero una potente razza aliena, una mente collettiva pronta ad assimilare noi bambini per farli diventare come loro. Quando i miei amichetti dissero che era impossibile io dissi: "Vi siete mai chiesti come fanno, anche senza conoscersi tra di loro e senza parlarsi, ad essere d'accordo su tutte le cose? Per esempio, tutti dicono che le caccole dietro il termosifone non si devono attaccare, vero? Eppure sappiamo tutti che è il posto migliore per conservarle!". 
Gli amichetti annuirono e s'appersuasero.

Era ovvio che fossero coinvolti in una storia tanto torbida.
Così grazie al ragionamento logico-deduttivo capii.
I Genitori rivendevano alla fatina i nostri dentini, facendo anche una considerevole cresta e guadagnando triliardi di soldini.
La fatina, sicuramente, o per feticismo o per tossicosipendenza, sborsava molti soldini per i nostri denti. Per questo poi nei miei articoli la chiamai la "fattona dei denti".
Articoli che crearono molto scalpore alle elementari, molti bambini piansero e io, che avevo toccato i poteri forti, venni messo in castigo e i miei genitori convocati perché dicevo cose sconvenienti (o scomode?) per un bambino.
Protestai contro il sistema di potere e soldini sporchi facendo lo sciopero della merendina per ben tre giorni.

Questa storia dimostra che il giornalismo d'inchiesta ce l'ho nel DNA e che i miei non tenevano la varechina fuori dalla mia portata, quindi andavo lì e la sniffavo.

martedì 4 settembre 2012

Ah Batman, te credevo mejo.

UPDATE: qualcuno mi ha detto che spoilero. Magari è anche vero. Però siamo onesti: è Batman, non I Soliti Sospetti.
Ora attenzione perché la prossima frase è lo spoiler definitivo su questo film:

Come cazzo volete che vada un film su Batman?
Come ogni film su Batman.


Finito lo spoiler.

C'era quella vecchia barzelletta, dove un ubriaco incrocia una suora per strada, la sfabbrica di mazzate e poi andandosene dice: "Ah Batman, te credevo mejo".
E' quello che ho pensato ieri sera dopo il filme.

Premettiamo una cosa.

Io e il mio amico Marco, siamo arrivati al multisala e lui già stava applaudendo, alla cassa.
Davanti a noi c'era un tizio che chiede alla cassiera: - Scusi, vorrei per Batman il posto Fila I Numero 19.
Cassiera: - Perché?
Tipo: - Perché è al centro della sala sia orizzontalmente che verticalmente.
Io penso che al mondo c'è gente messa peggio di me e di Marco, che già in coda fa uouò e applaude.
Arrivato il nostro turno la cassiera ci guarda.
Io: - Due biglietti per Batman!
Cassiera: - Perché applaude? - indicando Marco.
Marco: - E' troppo presto per applaudire il culo di Anne Hathaway?
Cassiera: - Aspetta almeno che inizi il film.
Io: - Non ha tutti i torti.
Marco: - Allora vado ad applaudire un po' davanti al cartellone.
Prendiamo i biglietti e io mi dirigo al baretto, per prendere Poppicò e Sprài Media.
Mi viene battuto lo scontrino.
Presento la busta paga, il bilancio della società, una fidejussione bancaria, la pensione dei miei genitori a garanzia e in comode tremila rate posso avere bibbita e poppicò.

Devo fare una ulteriore premessa cinefila.
Ho visto i primi due Batman di Tim Burton.
Non ho visto Batman Begins e manco me ne importa mezza sega.
Ho visto il Cavaliere Oscuro e mi era piaciuto a parte Bruce Wayne/Batman che è doppiato da un qualche imbecille che non ha studiato  come si parli col diaframma.
Quindi non sono un integralista.
Sono un cinefilo capace di godere di mattoni inguardabili per qualsiasi essere umano, a cui piace ANCHE andare a vedere i botti.
In ogni caso, come botti ci siamo. Ce ne sono tanti.
Però ci sono alcune cose che non mi sono quadrate tanto, a parte Anne Hathaway (io e Marco stiamo ancora applaudendo).

clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap

Sono queste:

- All'inizio l'aereo del cattivo assalta un aereo della CIA. L'aereo della CIA però è una baracca della Ryanair e si smonta in volo. Insomma la CIA dell'Universo DC Comics è alla canna del gas.
- Qualcuno mi deve spiegare perché a Wayne, quando indossa la maschera di Batman, gli viene una voce da telefonista erotica transessuale. Dico, non è giusto che vedo Batman ma mi viene in mente che dietro ci sia Amanda Lear con la pertosse.

Sciao amigo, suono Buatman
- Wayne viene pestato a sangue e spezzato dibbrutto e gettato in una prigione dall'altra parte del mondo, mentre Gotham City è in mano ai cattivi con una bomba atomica pronta a esplodere in 20 giorni. In meno di venti giorni si rimette in forma, scappa dalla prigione (vari tentativi, con vecchi prigionieri/maestri che, tipo il vecchietto di karatekìd, gli danno consigli apparentemente inutili ma alla fine saggi, del tipo te non c'hai la rabbiadentro per scappare! Te non ti cachi abbastanza sotto per scappare perché c'hai la rabbiadentro ma non c'hai lappaura! E via clichérizzando.). Ecco, alla faccia dei personal trainer. Domani mi piglio pure io un vecchietto rompiballe cieco e voglio vedere se in un mesetto non riesco a buttare giù panza.
- Non si è mai capito cosa faccia la Wayne Enterprises per fare soldi. Si sa che ci lavora dentro Morgan Freeman e che c'ha un magazzino segreto dove progetta le figate da dare a Batman. Questo mi fa pensare che noi ci lamentiamo del nostro mondo dove i ricconi e i politici fanno le cose sporche, ma a Gotham City non c'è manco un giornalista che chieda a Bruce Wayne: scusi, ma da dove arrivano tutti i suoi soldi? Ci fa vedere un 740? Lo fa, il 740, Batman?
- Il villain di questo capitolo, Bane, c'ha sulla bocca un coso che non si è capito se lo aiuta a respirare o a non sentire dolore o a tutt'e due. Ecco, pure lui l'hanno fatto doppiare da un cane, tra l'altro chiuso dentro uno sgabuzzino tutto il tempo. Perché l'effetto è quello di quando canti sotto la doccia, ma senza acqua che scroscia. Un po' Darth Vader ma con la voce pulita e senza dizione.
A questo punto i casi sono due: o cambiate i doppiatori, o cambiate i tecnici del suono, o tutti e due.
- Il poliziotto interpretato da Gary Oldman è l'unico in TUTTA Gotham City che non sa che Batman è Bruce Wayne.
- Batman c'ha degli strumenti per disattivare le cose meccaniche/tecnologiche che gli stanno intorno al fine di avere un indubbio vantaggio nei confronti dei nemici. Funzionano su tutto TRANNE che sulle cose che aiutano il cattivo a respirare/sopravvivere.

E infine:

- Mentre mancano DUE minuti alla fine del mondo, ancora stiamo ad ascoltare lo spiegone del cattivo/cattiva di turno? Che palle.  
BASTA CON GLI SPIEGONI.

Ecco, questo è quello che ho da dire sull'ultimo capitolo di Batman.


clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap clap 
UPDATE 2:
E' vero, la bomba sono 5 mesi, non 20 giorni. Comuque sono pochi lo stesso.

Mi sono dimenticato i voti!



Cassiera: ** e 1/2 (ha poco senso dell'umorismo)
Poppicò: ***** burrosi al punto giusto
Sprài Media: * (calda, ma ruttogena al punto giusto)

lunedì 3 settembre 2012

La principessa e i cavalieri.

C'era una volta una bellissima principessa, imprigionata in una Torre altissima, con a guardia un drago.

Arrivò un principe agguerritissimo e la principessa sorrise e sospirò.
Il principe fece un discorso al drago, lo corruppe e se ne andò via con in tasca l'appalto per costruire Torre 2, più alta e più bella.
Alla principessa delusa disse: "Scusa, bella figa, ma sono del PdL".

Arrivò allora un principe bardato e con una bella armatura bianca. Finalmente! - pensò la scema.
Il principe infatti disse che la principessa viveva nel peccato, a stare in casa di un drago senza averlo prima sposato. "Sono dell'UdC, non è accettabile".
E se ne andò.

Giunse quindi un cavaliere possente ma alla mano. Che bello! - pensò la povera stronza.
Il cavaliere arrivato davanti al drago si calò le brache, si affettò gli attributi e li cucinò alla griglia dicendo: "Come facciam noi la salamella alla festa del PD, nessuno!".

La principessa stava per gettarsi sconsolata nel fiume di lava, quando arrivò un cavaliere mezzo smandruppato con uno stemma pieno di stelline e tutto incazzato.
Meglio di niente - pensò la principessa.
Ma il cavaliere scese dal cavallo a pedali e si mise a rompere le balle al drago cercando di convincerlo a convertire le narici a pannelli solari e installarsi in culo un congegno magico per trasformare i peti in connessione wireless a banda larghissima e gratuita.

La principessa, quindi, cercò una bella trave e ci si appese per benino, mentre fuori i cavalieri continuavano a giocare.

L'Arte della Guerra Politica.

Nel 1928, a Tubingen, lo studioso Richard Wilhelm, quasi alla fine della sua vita, si vide recapitare anonimamente un trattato cinese risalente al V secolo a.C.
Era un manuale di tattica e strategia per i leader politici, intitolato L'Arte della Guerra Politica (政治战争的艺术), probabilmente redatto da quello stesso generale Sunzi (Sun Tzu) al quale si attribuisce il più celebre trattato militare che il titolo ricalcava.


Ecco alcuni precetti, stupefacenti per modernità.

1. Attacca con violenza, ma reagisci agli attacchi violenti con sdegno e voce innocente.
2. Dì ai tuoi seguaci che inseguano la libertà, ma ingabbiali tra le tue regole.
3. Che la struttura del tuo partito sembri fluida come l'acqua, ma che sia rigida come un alveare.
4. Esalta e fai tuoi i meriti degli altri. Rinnega i tuoi demeriti come figli illegittimi.
5. Se non hai mai governato, sfrutta ciò a tuo vantaggio e dì che sei il più adatto a governare. Fai credere ai tuoi seguaci che ognuno di loro potrebbe farlo.
6. Prometti ciò che i tuoi avversari non hanno il coraggio di promettere. Non indicare mai né il "come" né il "quando".
7. Trasforma le promesse in vento e usalo per sparigliare le carte dal tuo tavolo.
8. Condanna le contraddizioni dei tuoi avversari nel tempo, chiama le tue "evoluzione delle idee".
9. Tutti sono utili, solo tu sei indispensabile.
10. Parla alla pancia dei tuoi seguaci e carezza il loro cuore. Ti consegneranno i loro cervelli, giacché non ne avranno più bisogno.

A differenza del celebre "L'Arte della Guerra", dove viene descritta anche un'etica del conflitto, qui gli insegnamenti appaiono più spietati. Come se la guerra delle armi avesse un codice d'onore sconosciuto alla tenzone politica.
Si immagina che sia per questo che il testo arrivò in forma anonima allo studioso tedesco, già famoso per la sua traduzione del mauale filosofico-divinatorio I Ching, perché probabilmente era un "libro proibito", dove tra le pieghe degli insegnamenti era nascosta una critica feroce.
Non solo dei politici, ma della natura umana.

giovedì 30 agosto 2012

Domande e pensieri naif

Se ci fosse stata Internet durante la nevicata del 1985, avrebbe fatto più freddo?

Ma se i giornalisti hanno un Ordine, perché i giornali online hanno un layout così incasinato?

Ma perché a Isoradio rompono le palle a nastro sul fatto di stare attenti ai colpi di sonno alla guida e poi di notte mandano solo canzoni prese da compilation tipo "Io e il mio attimo di tristezza quando mi si è scaricata la pila del peacemaker - concerto per rantolo e catacombe n°1"?

Una volta ho visto una pubblicità della Illy. "Ordina entro il 21 la nostra macchinetta del caffé. Se non arriva entro il 24, te ne mandiamo 2".
...
Ma che cazzo me ne faccio di due?



Se i gatti avessero Internet, condividerebbero video e immagini di umani che fanno cose buffe?

Se un uomo russa in mezzo alla foresta e non c'è nessuna donna accanto a dormire, l'uomo sta comunque rompendo i coglioni?


Se un politico parla in mezzo alla foresta e non c'è nessuno ad ascoltarlo, sta comunque facendo false promesse?

Ma se facessero un monumento al cesso, i piccioni come si comporterebbero?

Ma quando i politici di maggioranza dicono che la politica deve dare risposte, di chi parlano esattamente?

Ascoltando una canzone di Bob Dylan stamattina alla radio ho pensato: Bob, tu sei un mito e ti si perdona tutto, però qualcuno ai tempi avrebbe potuto consigliarti di far suonare l'armonica a bocca a un armonicista. Bob, tu sei un mito e ti si perdona tutto, ma santissimo iddìo, ogni volta che entri con l'armonica sembra che tu stia stirando un gatto sotto le ruote della bicicletta.

Mi è capitato di ascoltare dei rapper che, parlando di sé in terza persona, si lamentano della realtà, di quanto stanno male, di quanto fa schifo tutto, di quanto sono dei duri perchè resistono a tutta questa mmerda yo yo. Visto che quando sento qualcuno che si lamenta così tanto mi spiace, vorrei dare un consiglio: magari state facendo il lavoro sbagliato. Quello che fai per vivere fa tanto, eh? Magari che ne so, scoprite che scaricare i camion vi realizza di più e vedrete che tutto cambia anche intorno.

Ho fatto un giro tra i gadget e gli accessori dei tablet. Custodie, tastiere, puntatori, piedistalli, monitor esterni, casse potenziate con bassi setosi. Ma alla fine non era meglio tenersi il portatile?

Ogni volta che nella mia vita ho sentito la frase "All'estero sì che sanno alzarsi in piedi e protestare!" a dirmelo era sempre una persona seduta.

Che i follower di Beppe Grillo o chiunque altro siano veri o falsi, io sto sempre a fare i conti co' 'sti quattro spicci.

Dicono che Jobs sia stato un genio. Douglas Engelbart era un vero genio. Nel 1967 inventò il mouse e l'ipertesto, cioè le fondamenta del web che usiamo oggi. Non poteva minimamente immaginare il boom della pornografia in rete. Eppure il mouse l'ha pensato per essere usato con una mano sola.

Tutti a inseguire il voto dei moderati. Siamo moderati di qui, siamo moderati di là. Non siamo di destra, siamo moderati di centro-destra. Non siamo di sinistra siamo moderati di centro-sinistra. Non sono coglione, sono un moderato centro-coglione. Poi arrivano quelli che non sono né di su, né di giù, ma dicono che sono avanti. (per dirlo secondo statuto bisogna pronunciare la prima "a" maiuscola e poi allungare la seconda "a" facendo con la mano un gesto che scavalca: Avaaaaanti [gesto], altirmenti non sei compliant).
Ecco, ma se siamo messi così male è proprio perché votiamo gente, da cinquant'anni, che non vuole prendere parte, dando l'impressione di poter accontentare tutti.
E' colpa nostra, eh?
Perché non gli chiediamo mai di essere partigiani (nel senso di "scegliere una parte" qualunque essa sia). Arriveremo al punto che quando gli si chiederà: ma da che parte stai? Risponderanno: "sono un moderato di centro-Avaaaanti [gesto]".
Mi sa che ci meritiamo tutto.

martedì 28 agosto 2012

Il sottile confine tra plagio e omaggio

Sono giorni nei quali si parla del plagio di Samsung nei confronti di Apple, che - visto che in USA si può - ha brevettato dei "gesti" e grazie a questo ha avuto una sentenza favorevole (e protezionistica) da parte  del tribunale Iuessè.
Nell'analogo processo in Sud Corea, invece, il tribunale ha dato torto a tutti e due i contentendi, dicendo sostanzialmente: non ci rompete le palle con queste idiozie e continuate a vendere e produrre in Sud Corea, idioti.

Insomma, il plagio è una questione terribilmente soggettiva, in tutti i vari campi di applicazione delle idee.

Mi è capitato di trovare, in un fumetto che non conoscevo, un'idea quasi identica a quella di un racconto che scrissi anni fa.
Vado a controllare e il fumetto è antecedente, anche se di poco, al mio raccontino che, fortunatamente, non ho mai pubblicato.
Da lì ho ripensato alla mania del "cit.", nata sicuramente dopo il caso Luttazzi e che, come tutte le cose qui in Internet, poi assume dimensioni esagerate e vede la nascita di vere e proprie psicosi.
Basti pensare a quelli che accusavano Crozza di aver copiato una battuta da twitter, quando la battuta si basava su un procedimento così scontato e "antico", che è chiaro che potesse venire in mente a chiunque (nevica a Roma->Evento raro->Nevica ogni morte di papa->il Papa si gratta le palle) e, anzi, viene in mente a chiunque ogni volta che si presentino le condizioni perché una battuta declinata in quel modo possa nascere. E twitter giù di hashtag "#copiaeincrozza" e sfottò quando pochi si accorgevano del fatto che c'era uno accusato di "plagio", e centinaia di persone che si sentivano plagiate.
Waddafakka, qualcosa non torna.

Esasperazioni internettiane, che poi sfociano nella parodia delle citazioni volutamente false e nel terrore di essere accusati di copiare o di essere copiati.
Estenuanti ricerche in rete per capire se quella battuta che pare così arguta sia stata già detta da qualcuno.

Anche io a volte pecco di queste immotivate fobie. Ma ci vuole anche onestà intellettuale: l'altro giorno la mia battuta su Armstrong l'ho ritrovata in giro quasi uguale, segnalatami da uno che mi legge. All'inizio ho pensato "ah! mi ha copiato!", ma poi mi sono fermato a ragionare e ho risposto: "Armstrong ciclista, trombettista e astronauta, è un meccanismo troppo sempice perché io possa rivendicarne la paternità."
Perché nell'esagerazione tipica di questi tempi, si arriva addirittura a rivendicare la paternità di battute scontate.
O a fare guerre tra poveri, come gli Appleboy contro i Samsungboy.
Della sentenza Apple non viene niente in tasca a nessuno, eppure c'è chi esulta.
Cose che col pollice opponibile non c'entrano proprio nulla.

Il plagio è sempre esistito, in ogni forma artistica o tecnologica.
Plauto copiava le commedie greche e le spacciava per sue.
Picasso diceva che il bravo artista copia e che il genio ruba.
Le cause musicali si sono sempre sprecate. Da che ci sono gli avvocati, perché ai tempi di Mozart invece ci andavano giù un po' più grezzi e si copiava per migliorare o anche solo per sbeffeggiare o onorare.
Ogni azienda al mondo ha sempre avuto un reparto di "Analisi Concorrenza", dove i prodotti vengono letteralmente smontati e viene fatto quel procedimento che si chiama "ingegnerizzazione inversa": partire dal prodotto finito, e capire come funziona.
Ok, nel plagio industriale e tecnologico esistono leggi diverse per ogni Paese, ma almeno qualche regola c'è. Per così dire.
Ma nel plagio artistico?
Dice: tra plagio e omaggio ci passa, appunto, il "cit.". Dichiarare cioè la citazione.
O, magari, fa la differenza la quantità di roba che "prendi".
Un par di ciufoli.
Al cinema non c'è l'elenco, tra i titoli di coda, dei film dai quali vengono prese le inquadrature. Se ci fosse questa cultura, Tarantino avrebbe titoli di coda più lunghi dei film stessi (il giorno che quel ragazzo farà un film con la farina del suo sacco, stapperò una bottiglia di vino pregiato per festeggiare. Ci era andato vicino con Jackie Brown, che infatti rimane un piccolo capolavoro sconosciuto).
Leone, il suo "Pugno di dollari", l'ha copiato inquadratura su inquadratura da Kurosawa, trama compresa.
Lì però la causa ci fu, e Leone la perse. Senza che questo inficiasse - giustamente - la sua fama di Grande.
Ma tra gli appassionati di cinema è diverso: è come se sia sottointeso che chi cita lo faccia non per mancanza di idee, ma per la voglia di sfidare il pubblico, per omaggio o al limite per parodia.
Nessuno si permetterebbe di dire a Tarantino che i due Kill Bill sono un collage di inquadrature prese da altri film, forse perché è tutto confezionato in maniera troppo fica ed emozionale, e quindi va bene così, alla fine ti diverti e bon.

Però, in tutto questo, io non ho ancora capito quando - e perché, nel caso - copiare sia una cosa da ganzi e quando sia una cosa da stronzi.

Forse la differenza è davvero questa: chi scrive "plagia", chi invece dipinge, fotografa o filma, "cita". Ma sarà davvero solo tutto qui?
Credo che nessuno lo capirà mai.